Codici sulle barricate

L’associazione Codici è impegnata su più fronti: da una parte nei confronti di TikTok il popolare social network, in voga soprattutto tra i giovani, che, secondo Codici, presenta una serie di criticità che danneggiano i consumatori, dall’altra  la gestione delle sepolture nella capitale su cui ha annunciato un esposto alla Procura affinché si indaghi su una vicenda ritenuta intollerabile oltre che grave.





“Su TikTok abbiamo deciso di rivolgerci all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – perché riteniamo ci siano degli aspetti gravi e pericolosi su cui è necessario intervenire. Ci riferiamo a clausole vessatorie nelle condizioni di servizio, molte delle quali poco chiare, e nella policy degli articoli virtuali, dove si riscontrano anche pratiche ingannevoli con l’assenza di un effettivo meccanismo di autorizzazione per prevenire abusi con i sistemi di pagamento in-app per acquistare le monete virtuali di TikTok. Pratiche ingannevoli che si riscontrano anche nel trattamento dei dati personali degli utenti, che non vengono informati in maniera chiara su quali dati vengono raccolti, per quale scopo e per quale ragione giuridica. A tutto questo si aggiunge l’incapacità di TikTok di adottare misure accurate per proteggere da pubblicità occulta e da contenuti potenzialmente dannosi i bambini ed i ragazzi, particolarmente vulnerabili di fronte a pratiche commerciali scorrette. Siamo di fronte a rischi che non possono essere sottovalutati”.





“Sulle sepolture a Roma siamo di fronte a qualcosa di scandaloso – ha aggiunto  Giacomelli – e sinceramente non sappiamo se sia peggio il ritardo accumulato per le sepolture oppure la giustificazione fornita dai responsabili. La vicinanza alle famiglie non si esprime a parole, ma con i fatti. È da un anno ormai che il Paese lotta con l’emergenza Covid19, non è certo una novità, così come non è più tollerabile il ritornello del personale esiguo, della burocrazia che rallenta tutto e degli impianti di cremazione insufficienti. La situazione era chiara e nota da tempo, non bisognava arrivare a questo punto. Ama e Roma Capitale dovevano intervenire prima per evitare di aggiungere dolore a dolore, con la protesta straziante di chi aspetta da settimane e settimane di dare l’ultimo saluto a chi non c’è più. Ora che il caso è scoppiato e Roma si sta distinguendo per l’ennesima pessima figura ai danni dei propri cittadini, arrivano le promesse e gli impegni per un miglioramento della situazione. Verificheremo che ciò accada realmente, ma intanto abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura affinché venga fatta luce su quanto accaduto. A nostro avviso ci sono delle violazioni alle disposizioni di legge in materia e non è possibile archiviare tutto come una conseguenza dell’emergenza Covid19, come qualcuno sta tentando di fare”.



Moondo
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