Chi di Speranza vive…

Sono convinto della fugacità della vita e della sua conclusione nel nulla e nell’oblio e quindi difficilmente hanno un effetto rigenerante su di me le sottili distinzioni che ho letto sulla stampa tra un’indulgenza plenaria, che sembrerebbe essere stata concessa dal Papa, nella solitudine di piazza San Pietro, e un’indulgenza parziale, suggeritagli, probabilmente, da qualche Cardinale meno generoso.





Sono convinto, passando a cose più terrene, che giovanotti di “brutta speranza” che avrebbero fatto la fame senza la provvidenziale stupidità (invincibile, perché protetta in excelsi se favorita dagli stessi sacerdoti di Dio) di chi li ha votati (o ha costretto gli Italiani a votarli, con un sistema elettorale truffaldino da Repubblica delle Banane) non possano oggi essere, essi, senza alcuna competenza e credibilità, a occuparsi con prospettive di successo della “fame” prossima ventura della maggioranza degli Italiani 





Sono deluso dal fatto che all’inefficienza del potere pubblico, nel gestire l’emergenza si associ un’informazione mass-mediatica, altrettanto sgangherata, nel migliore dei casi  reticente, totalmente falsa, nel peggiore. 





Sono sgomento dalla proliferazione delle fake-news diffuse sui social, in occasione della pandemia da Covid19  circa la nascita e lo sviluppo del virus in laboratorio (cinese, americano, multinazionale).





Nonostante queste premesse, ritengo che il mio pessimismo non debba annullare il mio grido di ribellione e indurmi a tacere.





Anche se il finale della nostra commedia umana è sempre triste e scontato in partenza, non si può accettare, finché si è sulla Terra, di essere governati da una cricca di insipienti, solo perché decenni e decenni di ottuso malgoverno hanno regalato agli Italiani la peggiore classe politica dell’intero Pianeta. Le panzane che i figli di una madre sempre incinta diffondono vanno individuate e contrastate.





La più eclatante per la sua follia mi è sembrata quella del finanziamento della ricerca da parte di un forte gruppo finanziario Occidentale. E ciò, non perché chi detiene il denaro non potesse avere interesse a un crollo della produzione mondiale cui avrebbe fatto certamente seguito la necessità di un finanziamento cospicuo  per la ripresa, ma per il motto oraziano: est modus in rebus





E’ vero, infatti, che il Regno del Dio Denaro è più inattaccabile di quello dei Cieli,  perché i suoi sacerdoti non vestono i paramenti degli sciamani religiosi e non appaiono, benedicenti, in pubblico per farsi individuare,  ma di rivoluzioni cruente e violente il mondo ne ha conosciute tante e dopo tutto gli ambulacri delle Banche e dei Finanzieri  sono ugualmente localizzabili, pur nel sostanziale anonimato dei loro occupanti.





La falsità risulta molto evidente per l’aggiunta dell’aggettivo “occidentale” al sostantivo “gruppo finanziario”; d’altronde, perfettamente giustificabile  a causa della situazione di controllo privato del credito nella nostra parte di mondo.





Personalmente, credo che se la notizia non fosse falsa bisognerebbe attribuire alla demenza di quel gruppo il lancio del più colossale boomerang della Storia dell’Economia (cioè, mai visto, prima).





Ciò che era chiaro alla mente di pochi circa l’esiziale presenza dell’Unione Europea e dei suoi “blocchi” per la sopravvivenza degli Stati Membri a causa dell’austerità imposta a danno dei sistemi sanitari e non solo di essi ma di tutti gli investimenti produttivi, ora sta diventando palese a tutti (o quasi) gli abitanti del vecchio continente.





Persino Romano Prodi, il più Europeista dei nostri uomini politici, il negoziatore non dimenticato  dell’Euro, scrive oggi, su “Il Messaggero” che l’Unione rischia di dissolversi. L’uomo politico non sembra rendersi conto di quanto possa essere gradita tale ipotesi ad altri che da un bel po’ di tempo non la pensano come lui.





Persino Mario Draghi che pure è stato al servizio di quel mondo, oggi parla un linguaggio diverso e gli Italiani non possono fare altro che sperare che faccia seguire alle parole i fatti, se ci si accorgerà, nel nostro amato Paese, che non è possibile continuare ad andare ancora avanti (neppure per un solo giorno)    con l’armata Brancaleone di politici che ci ritroviamo e che un uomo della sua competenza possa essere utile a tutti, soprattutto dopo la lucidità squisitamente “politica” acquisita.





Non desisto, quindi, dalla mia ribellione perché sono convinto che è in pieno svolgimento, all’insaputa degli stessi Italiani, la loro quarta guerra d’indipendenza: quella contro la dominazione dei tecnocrati di Bruxelles, etero-diretti e pilotati da Wall Street e dalla City.





Secondo il conto dei caduti delle tre guerre d’indipendenza  italiane (tra piemontesi, garibaldini e avversari, briganti compresi), fatto dal celebre storico Gaetano Salvemini, l’intero Risorgimento italiano sarebbe costato ai nostri padri una vera miseria, neppure novemila morti.





“Un terno al lotto, guadagnato con molta fortuna” secondo l’espressione da lui usata nel n.5 (del 7 luglio 1915) de “La voce politica” (anno VII).





Quella cifra è stata già superata in Italia per i morti da Corona virus.





Potrebbe, però, arrestarsi a quel numero se il nostro Stellone comparisse nuovamente all’orizzonte, dopo un necessario regolamento dei conti, a livello istituzionale.



Moondo
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