La Lega al 36,2%, il M5s al 27,7

La Lega al 36,2%, il M5s al 27,7


La Lega al 36,2% (+1,5% sull’ultima rilevazione), il M5s al 27,7% (-1%), il Pd al 16,6 (+0,3%). È l’ultima rilevazione di Pagnoncelli sul CdS, che conferma l’evoluzione dei rapporti di forza tra le formazioni politiche dopo il voto del 4 marzo. In pratica, Salvini ha più che raddoppiato i suoi consensi. Pagnoncelli richiama però l’attenzione sul fatto che si è anche estesa l’area degli incerti o degli astensionisti: 36,2%, «vale a dire quasi 3,2 milioni di elettori in più rispetto alle politiche. Al crescere dell’astensione la Lega aumenta il risultato grazie alla forte tenuta del proprio elettorato, a differenza delle altre forze politiche che fanno segnare un’uscita di elettori che in larga misura manifestano la loro delusione scegliendo di non scegliere, astenendosi dal voto».

«Chissà se le anime morte del Pd e di quel che resta della sinistra hanno letto il sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere di ieri: per la prima volta da 25 anni, la destra si avvicina al 50% e il centrosinistra non arriva al 20. Cioè: se si votasse domani, avremmo un bel governo Salvisconi, con Salvini premier e B. ministro, magari alla Giustizia. Casomai avessero qualche idea, i sette nani candidati alle primarie dem potrebbero dircela ora, visto che hanno astutamente fissato il congresso al 3 marzo (tanto c’è tempo, no?)» [Travaglio, Fatto].

Salvini apre all’Ue sul deficit


Dopo la cena con Juncker in cui le rispettive posizioni sono rimaste invariate e il successivo incontro con Macron e Merkel, il premier Conte si è detto ottimista sulle possibilità che il dialogo continui: «Il clima si conferma buono, c’è fiducia reciproca, confidiamo di poter completare il percorso con reciproca soddisfazione». Mentre Salvini, intervistato dall’Adnkronos, ha fatto sapere che il livello di deficit al 2,4% sul Pil messo per iscritto dal governo nel Def e ribadito in ogni modo a Bruxelles potrebbe non essere intoccabile: «Penso nessuno sia attaccato a quello, se c’è una manovra che fa crescere il Paese può essere il 2,2, il 2.6... Non è problema di decimali, è un problema di serietà e concretezza». I Cinque Stelle si sono accodati alla linea indicata dal leader leghista: «Come abbiamo sempre detto il tema non è il muro contro muro sul deficit, su cui c’è sempre stato pieno dialogo». Stasera è previsto un vertice tra il premier, i due vicepremier e il ministro dell’Economia Tria.

«Stavolta il governo non cadrà ma, per come si sono messe le cose, non è affatto certo che passerà indenne anche attraverso la stagione invernale. Anzi, è assai probabile che presto, all’improvviso, verrà l’ora di elezioni politiche anticipate. Secondo l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini la crisi potrebbe arrivare anche prima delle europee dal momento che, quando a inizio 2019 sarà chiaro che l’economia non riparte (o è in recessione) e che l’équipe di Giuseppe Conte non è in grado di far fronte alle emissioni dei titoli, la situazione finanziaria peggiorerà e a quel punto sarà difficile che il governo riesca a sopravvivere» [Mieli, CdS]

Forattini


Forattini disegnò una vignetta in cui si vedeva il Golgota con Andreotti nella parte di Cristo, e due mafiosi nella parte dei due ladroni. Sotto le croci dei due mafiosi Forattini scrisse: «Salvo Ignazio» e «Salvo Antonino». Sotto quella di Andreotti: «Salvo Comunque». Allora il pm Antonino Ingroia lo convocò a Palazzo di Giustizia come persona informata dei fatti [Piroso, Verità].

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Moondo
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