MOONDO 2021
Ho vissuto con impegno e con spirito di solidarietà, nei 3 anni trascorsi, la felice esperienza di dirigere questo giornale. Abbiamo fatto molta strada in questi anni ed abbiamo raggiunto obiettivi importanti: quattro milioni di lettori unici (di cui 240.000 ci leggono nelle diverse lingue del mondo), con una visualizzazione di trentadue milioni di pagine ed un tempo medio di lettura di 3,23 minuti. Il 94% dei lettori sono in Italia, di cui il 50% di una età compresa tra i 35 e i 65 anni. Non è inutile ricordare, innanzitutto a noi stessi, che se è nato e si è affermato il nostro progetto - che abbiamo chiamato “siamo ciò che sappiamo” - questo si deve esclusivamente al lavoro volontario ed alla “visione” di un gruppo di “avventurosi” intellettuali, scrittori e giornalisti ed al decisivo apporto di idee e di lavoro, volontario anch’esso, di Alessandro, Alessio e Roberto, i tre compagni di strada che hanno fondato CuDriEc, l’agenzia di marketing che ha promosso la nascita di Moondo.
Il potere di immaginare il mondo, di praticarlo, abitarlo e usarlo è stato per una lunga stagione nelle mani delle lobby politiche e finanziarie. Siamo stati consegnati per molti anni ad un consumismo senza valore che ha accompagnato l'illusione di un eterno sviluppo e di un felice inconsapevole futuro, mentre intorno a noi sopravvivevano povertà e disuguaglianze. Abbiamo vissuto la stagione dell'opulenza che ha forgiato una società nuova con al centro un grande vuoto: niente ideologie e nessun ideale, nè per il Cristo, nè per Cesare, fino a scambiare sviluppo con progresso e produzione di beni con stampa di derivati.
È nato prima il capitalismo cheap, come lo definiscono gli economisti delle università americane, nel doppio senso di poco caro e di scadente. Poi il capitalismo finanziario. E come in un mondo a forma di grande discount sullo scaffale della storia, al posto della tradizione e della cultura, abbiamo trovato social e influencer, con un decadimento di qualità, di valori, di professionalità. Un preoccupante impoverimento del linguaggio, parlato, scritto, visivo. Non è un problema da poco, il cheap cui accennavo è diventato senso, ragione, modo di interagire con gli altri al minimo delle possibilità e con il minimo sforzo.
Un minimo che influisce pericolosamente con le capacità dell’homo sapiens di saper formulare concetti, ragionamenti. I modi e i tempi ridotti al minimo, il minimo numero di parole per esprimersi e il minimo del tempo per reagire. A questo modo di concepire la vita, che i grandi player del mondo digitale amplificano, abbiamo risposto con un giornale che offre ai lettori, in diverse lingue, elementi di riflessione e non soltanto notizie, abbiamo risposto con i long form l’opposto del minimo, l’opposto dell’istintivo, l’opposto della reattività senza il tempo della riflessione.
Prima tangentopoli, poi la crisi del 2008. Il volto sfigurato della politica, la miscredenza sistematica del governo, tutti ladri e tutti impostori; abbiamo pensato di vivere nel peggiore dei mondi possibili, tutto male e senza ritorno: un mondo opaco senza soluzione, la spirale del sospetto e della calunnia, della contraffazione e della truffa, della bugia che viene dall'alto. E allora largo ai nuovi demagoghi che promettono un'inafferrabile redenzione. Una risata durante lo spettacolo di un clown: una botta di orgoglio identitario nella versione autoctona di un semplice vaffanculo o in quella western del cavaliere solitario. E così da una parte all’altra dell’oceano abbiamo deciso di mettere nelle loro mani il nostro destino.
Malgrado tutto, la lunga notte della recessione è finita e sono tornati i segni di una vitalità mai sopita. Purtroppo è stata un’illusione, la notte è tornata, questa volta nell’oscurità abbiamo scoperto il volto mutante di un virus sconosciuto. All’improvviso ci ritroviamo chiusi nelle nostre case, nel bel mezzo di una nuova crisi economica e di una pandemia globale mentre la ricchezza si sposta da ovest verso est. Nulla è più come prima: assediati dal Covid 19 siamo in ginocchio, ci siamo mangiati i risparmi, le famiglie sono più povere e le imprese fanno fatica, quando ce la fanno, a continuare la loro attività. Tuttavia penso che si possa ricominciare, convinti che l’informazione può essere il punto di forza di una nuova èlite capace di fare cultura e ripristinare l’ascensore sociale (perno di ogni democrazia) in modo da garantire coesione sociale, sviluppo e buongoverno dello Stato. Con la consapevolezza che per ricominciare bisogna studiare, ritessere la tela lacerata della nostra storia partendo dal nostro passato e dagli errori compiuti.
Una analisi complessa e una prospettiva resa ancor più difficile dalla classe dirigente attuale che, di fronte agli eventi, mostra tutta la sua incapacità di governare, di entrare in sintonia con la narrazione di un Paese e delle sue uniche e straordinarie risorse, di territorio, di bellezza, di sviluppo sostenibile. E di cultura.
Il 2018 è stato l’Anno Europeo del patrimonio culturale. Ne parlarono al Forum europeo della cultura a Milano, c’erano tutti: dal Presidente del Parlamento europeo Tajani al Ministro Franceschini, al Presidente della commissione per la cultura del Parlamento Europeo, Petra Kammerevert, oltre a 800 rappresentanti del settore culturale dell'Unione Europea. Lo scopo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull'importanza sociale ed economica del patrimonio culturale: dai siti archeologici all'architettura contemporanea, dalle tradizioni popolari alle arti. La Commissione Europea aveva ritenuto che il patrimonio culturale meritasse un Anno 2018 essendo la cultura il cuore pulsante dell'identità e della memoria collettiva dei cittadini europei oltre ad essere fonte di crescita economica. E ciò era ancor più vero per il nostro Paese essendo in Italia la parte più consistente del patrimonio artistico e archeologico del mondo. In definitiva si voleva ‘usare’ il patrimonio culturale per rafforzare l’identità europea e valorizzarlo, in forme più innovative, per ‘fare’ economia. Era giusto attendersi iniziative di livello statale su questi temi, che avrebbero dovuto aggiungersi a quelle di livello europeo (che non ci sono mai state). Nulla di tutto questo. Ci sono Anni Europei che si ricordano ed altri che sono passati senza lasciare traccia.
Siamo partiti dalla consapevolezza di questa fragilità. Come rimediare, cosa potevamo fare? Abbiamo messo insieme le professionalità di cui disponiamo capaci di fare un giornale di commenti e riflessioni, di idee in un continuo libero confronto per innovare e rinnovare l’attività culturale e politica. E intorno a tutto ciò si è formata una comunità di lettori, un gruppo sociale che si riconosce, pur nella diversità di opinioni, in alcuni valori fondamentali. Ora si tratta di decidere, all’inizio di un nuovo anno di lavoro, quale strada intraprendere per consolidare il percorso che abbiamo fatto e quello da fare per il suo completo successo individuando le risorse necessarie e soprattutto coinvolgendo uomini e imprese per far nascere Moondo Editore. E da qui ripartire.
A gennaio dal notaio per depositare lo statuto della nuova startup, a febbraio l’incontro con gli investitori, a marzo un seminario con gli azionisti, i redattori, i responsabili dei magazine e dei libri, i collaboratori per discutere il piano editoriale.
Un progetto che, per affermarsi ha bisogno di essere sostenuto da lettori e scrittori, una comunità culturale, o meglio una sorta di caffè letterario come quelli che nacquero nella Francia illuminista o le Coffee Houses di Londra in cui uomini d’affari e artisti si incontravano per discutere di investimenti ma anche di libri e di politica. Anche in Italia ebbero successo, dal Caffè Florian di Venezia al Caffè Aragno di Roma al mitico Caffè Giubbe Rosse di Firenze che divenne famoso per essere la sede della redazione di giornali e riviste come La Voce e Solaria.
E’ questo il percorso che vorremmo fare nel 2021.
Moondo
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