C’era una volta Leonforte

Leonforte, un paese dell’entroterra siciliana, è un luogo che non esiste anche se oggi più che mai appare concreto e visibile: piove a dirotto, si allaga, le case vengono giù spinte dal fango. Proprio come oggi in una Sicilia travolta dai cambiamenti climatici. E’ la capacità narrativa di un siciliano che conosce la sua terra profondamente, la sua natura fragile, i suoi abitanti abbagliati dal sole così indolenti e così vivi, il suo fascino misterioso, intrigante, spudorato. Un libro in cui si intrecciano lingue diverse dal tedesco all’inglese, musica colta e nenie popolari, bellezza e bruttezza che si incontrano, si amano, si fanno del male fino a…





La scrittura di Buttafuoco scorre lenta come un fiume ma piena di umori, di notazioni, pregna di storia. Un libro che affascina, storie di uomini e donne, contaminazioni di culture, di amori e di misteri, di rosa e di nero. Lui, Rodolfo, siciliano di antica memoria gioca a biliardo e a ramino, è un presunto nobile con tutte le caratteristiche del figlio di mammà viziato e coccolato, compreso e scusato per la sua inutile vita. Incontra Ottavia bella e dinamica, nobile di antico lignaggio, esperta di cime, di ormeggi, di reti da pescatore, capitata tra le sue braccia per caso, sposa fedele e dedicata, vivace e piena di vita. Intorno a loro tanti personaggi con le loro ambizioni e i più vari mestieri: dal medico al farmacista, dal parroco al deputato dell’Assemblea siciliana, dall’operaio al piccolo imprenditore, dalle amiche di Ottavia a quelle di mammà. Gente che va e gente che viene a popolare la casa di Rodolfo fino all’onoranza funebre, fino a consolare le donne di casa quando Rodolfo muore dopo una lunga agonia alleviata dalle cure amorevoli di Ottavia. Ma la vita continua per alcuni nella mestizia per altri nei successi professionali. E per altri ancora nella custodia di irraccontabili segreti.





E il narrare dello scrittore continua, senza sosta mentre nel lettore nasce la curiosità di sapere dove lo porterà quella storia, quale sarà la svolta, il finale travolgente. Ma non riesce a immaginarlo. Buttafuoco ti continua a intrigare con la sua Sicilia, particolari fascinosi, chiacchiere di paese perché “le pazzie sono cose che passano”.





Il finale, si direbbe, è uno e trino. Comincia una giornalista a raccontare cosa è successo a Leonforte in quel 1951 quando la morte di Rodolfo è entrata nelle case svegliando dal torpore gli abitanti di quel paese dove ormai da tempo non accadeva più nulla. Come è morto? Un incidente o forse un delitto? La gente è incredula. E come ogni buon giornalista Ciccio Buscemi indaga, cerca, raccoglie voci e notizie, e lo racconta sul Corriere di Sicilia disegnando le possibili verità, i personaggi coinvolti, il tribunale di Nicosia  fino all’illustre avvocato Francesco Carnelutti che capeggiava il collegio di difesa che non può nulla contro la sentenza di colpevolezza e la condanna alla reclusione di due amanti.





Nell’epilogo, entriamo a Roma nella “tana del buonumore”, in una casa allegra e gioiosa con tre bimbi scatenati, servitù e maggiordomi, pranzi e feste in cui si incontrano tanti amici tra cui un inaspettato Pietro Nenni.





Cosa c’entra tutto questo? C’entra perché è qui, nel finale,  che ritroviamo la nostra protagonista, Ottavia, come non ce la saremmo mai aspettata.





E ad Ottavia spetta l’ultima parola nel secondo finale.





Un libro colto, pieno di riferimenti inaspettati. Una storia che scorre piacevole ma che tocca il diavolo e la morte.  Una Sicilia in cui, come diceva Goethe, c’è la chiave di tutto.






SONO COSE CHE PASSANO di Pietrangelo Buttafuoco
La nave di Teseo Ottobre 2021
Pag. 349





Sono cose che passano


Moondo
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